la scuola delle emozioni.
grazie ad una counselor scolastica, alla sua illuminata dirigente, ai curiosi e affamati insegnanti e agli intrapprendenti counselor formatori dell'a.c. live core , l'Istituto Comprensivo ICO2 Saval Parona come new york e quasi nessuno lo sa!!!
NEW YORK .
È mezzogiorno, c'è finalmente un bel sole quasi caldo, dopo i giorni della tempesta polare i bambini possono mettere il naso fuori dalle loro classi. Sono una ventina, stanno in cerchio tenendosi la mano nel cortile della Corlears School a Chelsea nella parte bassa di Manhattan. In mezzo a loro LaTasha, la maestra, parla con tono quasi musicale: «C'è qualcosa che volete raccontare? Qualcosa che non va come vorreste a casa o a scuola? O con i vostri amici?». Tim è intabarrato dentro un giubbino troppo largo, ha otto anni, abbassa lo sguardo e alza un filo di voce: «A me non piace mio fratello più grande: mi ruba sempre i giochi». Vengono assegnati i ruoli: uno più alto degli altri interpreta il "cattivo" e in mezzo al cerchio va in scena la riproduzione del "furto". La maestra guida tutte le fasi sino a quando Tim non ritrova il sorriso, il finto fratello chiede scusa e tutti si dondolano avanti e indietro nel loro palcoscenico immaginario.....il resto dell'articolo .
grazie ad una counselor scolastica, alla sua illuminata dirigente, ai curiosi e affamati insegnanti e agli intrapprendenti counselor formatori dell'a.c. live core , l'Istituto Comprensivo ICO2 Saval Parona come new york e quasi nessuno lo sa!!!
NEW YORK .
È mezzogiorno, c'è finalmente un bel sole quasi caldo, dopo i giorni della tempesta polare i bambini possono mettere il naso fuori dalle loro classi. Sono una ventina, stanno in cerchio tenendosi la mano nel cortile della Corlears School a Chelsea nella parte bassa di Manhattan. In mezzo a loro LaTasha, la maestra, parla con tono quasi musicale: «C'è qualcosa che volete raccontare? Qualcosa che non va come vorreste a casa o a scuola? O con i vostri amici?». Tim è intabarrato dentro un giubbino troppo largo, ha otto anni, abbassa lo sguardo e alza un filo di voce: «A me non piace mio fratello più grande: mi ruba sempre i giochi». Vengono assegnati i ruoli: uno più alto degli altri interpreta il "cattivo" e in mezzo al cerchio va in scena la riproduzione del "furto". La maestra guida tutte le fasi sino a quando Tim non ritrova il sorriso, il finto fratello chiede scusa e tutti si dondolano avanti e indietro nel loro palcoscenico immaginario.....il resto dell'articolo .